Un'opera d'arte contemporanea, diceva l'artista Luciano Fabro, riscrive tutta la storia dell'arte del passato, si lega sempre ad una genealogia rinnovandone nel presente le idee. Ale Guzzetti è stato tra i primi in Italia a dedicarsi alla relazione tra arte e nuove tecnologie, con una attenzione particolare alla nuova interazione che i dispositivi digitali ci mettono a disposizione. Quella tecnologia che potrebbe apparire lontana, innerva già la nostra vita quotidiana e si connota come una nuova protesi dei nostri stessi corpi: teniamo in mano - letteralmente sul nostro corpo - gli smartphones, che sono solo i più visibili e diffusi tra i dispositivi diventati necessari alla nostra esistenza. Non ci appaiono allora straniere le figure che, consegnate a noi dalla classicità, Ale Guzzetti contamina con le tecnologie a noi familiari, innestate nella materia inerte che si anima, reagisce alla nostra presenza, sollecitata dal nostro sguardo e dal nostro movimento. Dal canone classico, passando per gli autòmata rinascimentali, fino ai robot e all'intelligenza artificiale, il sogno della scultura sin dai tempi più remoti, è stato quello di replicare la vita. Le sculture di Ale Guzzetti, innestate dalle immagini digitali, si inscrivono in questa lunga genealogia artistica, da essa traggono l'archetipa potenza di attrazione sui nostri sensi, e prima che la nostra inquietudine abbia il sopravvento al battito elettronico delle loro palpebre, ci interrogano sulla natura del mondo che abitiamo. Perché nulla resti per noi scontato, perché il nostro sguardo resti attento. E perché no, anche sognante.
(da: Sguardi diversi di Raffaella Pulejo)
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