Biografie

Gianluigi Alberio
Gianluigi Alberio nasce a Rovello Porro (Co) nel 1951.
Nel 1969 si diploma alla scuola d'Arte di Como. Al termine degli studi lavora per un quinquennio in un’agenzia di pubblicità come Art Director. 
È di quegli anni la ricerca grafica e pittorica sulle opere di Klee, Kandinski e Vasarely.
Nel 2003 scopre la pittura animalista e al suo interno la corrente della Wildlife Art restandone affascinato. Inizia così lo studio degli animali.
I suoi dipinti sono stati esposti nelle maggiori città Italiane e straniere: Milano, Roma, Treviso, Como, Torino, Bologna, Venezia, Parigi, New York, Pechino, Dakar, Osaka, Berlino, Dallas, Chicago, Philadelphia, Miami, Stoccolma, Oslo, Barcellona, Ufa (Russia), Dubai, Londra, riscuotendo sempre ampi consensi di critica e di pubblico.
Ha partecipato nel 2013, nell'ambito della 55a Biennale d'Arte di Venezia, alla mostra "Symphonie de couleurs" organizzata dal Museo d'Arte Contemporanea Italiana in America. Nel 2014 è stato selezionato ed ha esposto all' Esposizione triennale di Arti Visive a Roma.
E' stato invitato ad esporrre i suoi dipinti alla più prestigiosa manifestazione canina Europea, svoltasi a Milano nei padiglioni di Fiera Milano-Rho. 
E, unico artista italiano selezionato, ha esposto al 34° Salon National des Artistes Animaliers in Francia. Gli è stato conferito il Premio Ambiente.
Ha fondato nel 2004, con alcuni amici, l'Associazione Helianto che ha all'attivo oltre 100 eventi di carattere prettamente artistico - culturale.
Arcangelo
Arcangelo nasce ad Avellino nel 1956. Nel 1976 s’iscriveall’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si diploma nel1980. Nel 1981 si trasferisce definitivamente a Milano.Negli anni ottanta nasce il primo ciclo di lavori intitolatoTerra mia, con il quale partecipa alla collettiva “Perspective”in occasione di Art Basel. Seguono le personali alle gallerieTanit di Monaco di Baviera, Buchmann di Basilea, JanineMautsch di Colonia, Harald Behm di Amburgo e KlausLüpke di Francoforte, e la collettiva “Nuovi Argomenti”al PAC di Milano. Inizia le sculture intitolate Montagnesante. Nuove personali: “Villa Waldberta”, Galerie Tanitdi Monaco di Baviera, come ospite della Città; GalleriEngström di Stoccolma; Galerie Pierre Huber di Ginevra edesposizione inaugurale dello Studio Guenzani di Milano.Prende parte all’XI Quadriennale di Roma, a “Prospect ‘86”alla Kunstverein und Schirn Kunsthalle di Francoforte e allacollettiva “Dopo il concettuale” al Museo Provinciale d’Artedi Trento. Nel 1987 espone al PAC di Milano, alla Galerieder Stadt di Esslingen, alla Galerie Maeght-Lelong di Parigie alla Edward Totah Gallery di Londra, città dove Arcangeloapre un suo studio. Verso la fine degli anni ottanta nasconole sculture Altari e tra 1989 e 1990 inizia il ciclo pittoricodei Pianeti.Nel 1990, dopo un viaggio in Africa, nascono le operedel ciclo Lobi-Dogon esposte al Kunstverein di Bonn nel1991. Nel 1992 inaugura una personale al Musée d’ArtModerne di Tolosa, nel Réfectoire des Jacobins. Nel 1993tiene personali al Centre d’Art Contemporain La Fermedu Buisson di Marne-la-Vallée, alla Galerie Municipaled’Art Contemporain di Saint-Priest, alla Kodama Gallerydi Osaka, in Giappone. Nel 1994 espone le opere del cicloStanze alla OTTO Gallery di Bologna ed è di nuovo da Tanita Monaco di Baviera e poi da Alice Pauli a Losanna. Tra1993 e 1994 espone in Giappone, al Fukuyama Museumof Art, e in Francia, al Musée d’Art Moderne di Tolosa.Nel 1995-1996 organizza due edizioni di “Leonkart” alCSOA Leoncavallo di Milano, invitando a esporre artisticome Ricardo Brey, Pierpaolo Calzolari, Michel Frère,George Lappas, Michelangelo Pistoletto, Jaume Plensa.Nel 1996, alla Galerie Di Meo di Parigi e alla Galleria Gentilidi Firenze presenta il ciclo di sculture in cera Navi, poi allaGalleria Continua di San Gimignano. Durante l’estate nasceil ciclo pittorico dei Misteri, opere caratterizzate dal sensoprofondo religioso di quel Sud di cui narra. Tra il 1996 eil 1998 espone di nuovo alla Galerie Tanit di Monaco diBaviera, alla OTTO Gallery di Bologna, alla Janine Mautschdi Colonia, alla Bernard Cats di Bruxelles; la Civica Raccoltadel Disegno di Salò gli dedica una personale; prendeparte alla mostra “Ultime generazioni”, XII QuadriennaleNazionale d’Arte, Roma. Lo stesso anno Arcangeloinizia il piccolo ciclo di opere erotiche Verso Oriente e,successivamente, espone le sue Anfore di terracotta nelleprestigiose sale del Caffè Florian di Venezia.Nel 2000 inaugura “Tappeti persiani, sarcofago, anfore”,prima personale presso Lorenzelli Arte di Milano.Nell’estate del 2001 nascono le opere Feticci e Sanniti,ciclo interamente dedicato alla sua terra sannita; crea gliOrti, sculture in ceramica realizzate dalla Bottega Gattidi Faenza, ed espone le opere Trofei di caccia presso laGalerie Tanit di Monaco di Baviera. Nel 2003 è pubblicatala prima monografia Arcangelo (Quattroemme, Perugia)e successivamente progetta una serie di Monotipi, espostiin Italia e in Germania. Nel 2004 è di nuovo alla LorenzelliArte, Milano, con la personale “Lunga notte di stellesannite” e realizza il progetto Terra dei Sanniti negli spazidella Fondazione Volume! di Roma. Nello stesso periododà alle stampe un prezioso volume di incisioni corredatoda quattordici poesie di Alda Merini (Edizioni Lo Sciamano,Milano). Nel 2005 nascono le opere Le mie case dedicatea Creta e Atene dopo un suo viaggio, e nel 2006 nasceil nuovo ciclo intitolato I Vedenti, che espone alla GalerieForsblom di Helsinki. Partecipa poi alla mostra “Peresempio, Arte contemporanea italiana dalla CollezioneUnicredit” al MART di Rovereto e pubblica la secondamonografia Arcangelo. Opere 1983-2007 (Damiani,Bologna).L’interesse per l’Africa subsahariana ritorna nel 2007con le opere del ciclo Kenya Masai. Nel 2009 inaugurapersonali negli spazi di Marcorossi artecontemporanea aVerona e Pietrasanta. Nell’ottobre 2009 nascono carte etele dedicate al mondo tribale della regione di Ségou, chenel 2010 espone negli spazi della Fondazione Volume! aRoma e da Lorenzelli Arte a Milano. Nel 2011 inaugurauna personale nella chiesa dell’Immacolata al CastelloAragonese di Ischia. Nel gennaio 2012 realizza un gruppodi lavori intitolati Beirut che espone presso l’EspaceKettaneh-Kunigk (Tanit) di Beirut, in Libano. Nell’estatedel 2012 lavora a un nucleo di opere intitolate Ex voto,cui seguiranno quelle erotiche del ciclo Kamasutra, enell’estate del 2014 quelle dedicate agli “Irpini”, anticopopolo sannitico. Nello stesso anno inizia una serie dilavori in ceramica intitolati Case degli Irpini, che realizzapresso il laboratorio Officine Saffi di Milano e che poiesporrà nell’omonima galleria nel 2015. Tra il 2015 e 2016si tengono sue mostre personali alla Galleria FrancescoClivio, Milano, alla PoliArt, Rovereto, e presso Marcorossiartecontemporanea, Pietrasanta. Partecipa alla mostracollettiva “Passaggi” con la Fondazione Volume! pressoil MAMC, Musée d’Art Moderne e Contemporain di SaintÉtienne,in Francia, e gli viene consegnato il 56° PremioInternazionale Bugatti-Segantini alla carriera.Hanno scritto sul suo lavoro numerosi critici, tra cui LucaMassimo Barbero, Helmut Friedel, Maria Luisa Frisa,Walter Guadagnini, Flaminio Gualdoni, Giovanni Iovine,Andrea Jahn, Petra Joos, Gian Ruggero Manzoni, MarcoMeneguzzo, Marilena Pasquali, Jérôme Picon, AnneliePohlen, Ivan Quaroni, Davide Sarchioni, Herbert Schneidler,Danilo Eccher, Emma Zanella.
Mario Botta
Nato il 1° aprile 1943 a Mendrisio (Canton Ticino). Dopo un periodo d’apprendistato a Lugano,frequenta il liceo artistico di Milano e prosegue i suoi studi all’Istituto Universitario d’Architettura diVenezia, dove si laurea nel 1969 con i relatori Carlo Scarpa e Giuseppe Mazzariol. Durante il
periodo trascorso a Venezia, ha occasione di incontrare e lavorare per Le Corbusier e Louis I. Kahn.
Nel 1970 apre il proprio studio a Lugano e, da allora, svolge un’importante attività didattica, tenendo conferenze, seminari e corsi presso scuole d’architettura in Europa, in Asia, negli Stati Uniti e in America Latina. Nel 1976 è nominato professore invitato presso il Politecnico di Losanna e nel
1987 presso la Yale School of Architecture a New Haven. Dal 1983 è nominato professore titolare delle Scuole Politecniche Svizzere.
Dal 1982 al 1987 è membro della Commissione Federale Svizzera delle Belle Arti.
Dalle case unifamiliari in Canton Ticino, il suo lavoro ha abbracciato tutte le tipologie edilizie: scuole, banche, edifici amministrativi, biblioteche, musei ed edifici del sacro.
Nel corso degli ultimi anni si è impegnato come ideatore e fondatore dell’Accademia di architettura di Mendrisio (Università della Svizzera italiana), dove tuttora insegna.
Il suo lavoro è stato premiato con importanti riconoscimenti internazionali e numerose sono le mostre dedicate alla sua ricerca.
Tra le sue opere meritano di essere ricordate: il teatro e casa per la cultura a Chambéry; la mediateca a Villeurbanne; il MOMA di San Francisco; la cattedrale della resurrezione a Evry; il museo Jean Tinguely a Basilea; la sinagoga Cymbalista e centro dell’eredità ebraica a Tel Aviv; la biblioteca municipale a Dortmund; il centro Dürrenmatt a Neuchâtel; il MART museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto; la torre Kyobo e il museo Leeum a Seoul; gli edifici amministrativi della Tata Consultancy Services a Nuova Delhi e Hyderabad; il museo e biblioteca Fondation Bodmer a Cologny; la chiesa Papa Giovanni XXIII a Seriate; la ristrutturazione
del Teatro alla Scala di Milano; la chiesa del Santo Volto a Torino; il centro benessere Tschuggen Berg Oase ad Arosa; la cantina Château Faugères a Saint-Emilion; il museo Bechtler a Charlotte; la chiesa di Santa Maria Nuova a Terranuova Bracciolini e la biblioteca dell’Università Tsinghua a Pechino.
Giannetto Bravi
Giannetto Bravi nasce a Tripoli nel 1938 e ancora bambino si trasferisce a Napoli dove, dopo essersi laureato in Geologia, inizia la propria attività artistica. Tra le mostre personali si ricordano quelle presso il Centro Apollinaire, la Galleria Milano e Studio Marconi. Nel 1977 è tra i vincitori della X Edizione del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate. Tra i musei che ospitano le sue opere ricordiamo, oltre al museo MA*GA, il Museo MADRE di Napoli, il Museo di Castel Sant’Elmo, Gallerie d’Italia – Intesa San Paolo.
Sergio Breviario
Sergio Breviario nasce a Bergamo nel 1974. Vive e lavora a Milano.
Nel 1998 si diploma all’Accademia di Brera di Milano e successivamente studia presso la Kingston University di Londra. Tra le mostre personali ricordiamo:
The Belle of the Ball, MAC Museo d'Arte Contemporanea, Lissone, 2015. The Time Machine Oltrepò, Galleria del Premio Suzzara, Mantova, 2014. Blemmi, Posteria Cafè, Milan, 2014. La Logica del Tornasole, CARS, Final Palazzotto di Orta san Giulio, Omegna 2013. 21 Quadrati, Galleria Marie-Laure Fleisch, Rome, 2013; 23, Gaff farnespazio, Milan. 2012 Prototipo di macchina per la conquista del mondo, a cura di Ludovico Pratesi, Centro arti visive Pescheria, Pesaro; 2011. Drawings by 2 (con Marco Bongiorni), a cura di Ludovico Pratesi, Galleria Marie-Laure Fleisch, Roma; 2010. L’erba del re non fa crescere i fiori, Fabio Tiboni arte contemporanea, Bologna; 2009. Una mostra a pois, Fabio Tiboni arte contemporanea, C/O ArtVerona, Verona; 2009. Fanzine, Primo tempo, C/O L’ospite e l’intruso, Varese; 2009. Sergio: Ciao come va? Ale: Bene. Sergio: Allora io porto le bolle. Ale:Io la mostra. Sergio: No, lascia a casa tua zia (con Alessandro Roma), Mars – Milan Artist Run Space, Milano.
Marion Baruch
Marion Baruch è nata nel 1929 a Timisoara ed è vissuta a Gerusalemme, Londra e Parigi. Negli anni 90, sotto
la sigla di Name Diffusion ha sviluppato un’importante collaborazione con la Galleria di Luciano Inga Pin, esponendo in diversi città europee.
Negli anni successivi, a Parigi, ha sviluppato il progetto Tapis Volant .
Tra le principali mostre recenti: Entangled: Threads & Making,Turner Contemporary of Margate, Kent (UK); Time is out of joint, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Le temps éclaté par la profondeur du vide, Galerie Laurence Bernard, Geneva (CH); Eingang, In & Out, Up & Down, Durch und Durch, Galerie BolteLang, Zurich (CH); Le Printemps de Toulouse, L’adresse du Printemps, Toulouse (FR); Château de Degrés, Gragnague (FR); Sviluppo - Parallelo, Kunstmuseum, Luzern (CH); Mancanza/Here and where, Otto Zoo, Milano; Ready resti, Autoritratti, MAMBO, Bologna (IT). Attualmente i suoi lavori sono nelle collezioni del MAMCO, Musée d’art moderne
et contemporain, Ginevra; Groninger Museum, Groningen; MAM, Musée d’art moderne de la ville de Paris.
Stefano Cagol
Stefano Cagol è nato a Trento nel 1969, si è diplomato all' Accademia di Brera,a Milano, e ha ricevuto una borsa di studio post laurea presso la Ryerson University di Toronto. Nel suo libro più recente, pubblicato nel 2019, "Art, theory and practice in the Athropocene" Julie Reiss (Chrisitie's NYC) ha seletto il suo lavoro come uno dei tre più importanti tra quanti hanno fatto uso di ghiaccio proveniente dai ghiacciai. Nel 2019 prenderà parte alla mostra per il 30° anniversario dello ZKM di Karlsruhe, intitolata "Writing the history of the future”. Nel 2018 ha partecipato alla OFF Biennale Cairo e nel 2017 alla mostra in occasione del COP23, la conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, presso il Ministero dell’ambiente tedesco, a Berlino (il suo lavoro è anche entrato a far parte della collezione del Ministero). Ha partecipato a Manifesta 11 a Zurigo, allae 55 Biennale di Venezia nel 2013 (invitato dal Padigione delle Maldive), alla 54a Biennale di Venezia con un evento personale collegato, alla 4a Biennale di Berlino con un progetto speciale ed alla 1a Biennale di Singapore nel 2006. Nel 2014-2015 il suo progetto personale "The Body of Energy (of the mind)” è stato presentato al Museo MAXXI di Roma, al Madre di Napoli, al Maga di Gallarate, al Museion di Bolzano, alla Kunsthalle di San Gallo (CH), allo ZKM di Karlsruhe ed al Museo Folkwang di Essen. Tra gli altri, ha ricevuto il pemio Visit della Innogy Foundation (Germania, 2014) e il premio Terna per l’arte contemporanea (2009). Ha preso parte a numerose residenze artistiche: Cambridge Sustainability Residency; Air Bergen; Vir - Viafarini in residence a Milano; BAR International a Kirkenes; International Studio and Curatorial Program ISCP a New York; International Center of Photography a New York. 
Alessandro Castiglioni
Nato a Gallarate (Va) nel 1984, si è laureato in Lettere Moderne, in Storia dell'Arte e Archeologia e specializzato in Beni Storico Artistici presso l'Università Cattolica di Milano, lavora per il Museo Arte Gallarate (Museo MA*GA), dove svolge il ruolo di Conservatore senior e si occupa di progetti di ricerca e attività educative. Dal 2011 è co-segretario del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate.
Nel 2019 cura assieme a Emma Zanella il progetto espositivo Exercises for a Polluted Mind di Martina Conti per il Padiglione di San Marino presso la 58ª Esposizione Internazionale d'ArtePresso il Museo arte Gallarate ha curato, assieme a Emma Zanella e Sandrina Bandera, la mostra Kerouac. Beat Painting, dedicata all'attività pittorica e grafica dello scrittore e poeta Jack Kerouac, la cui indagine, documentata nel catalogo della mostra, riceve attenzioni dalle testate online The Independent e Hyperallergic.
Per un progetto di collaborazione tra il Museo arte Gallarate e gli Istituti Culturali di San Marino, nel 2018 ha coordinato con Emma Zanella l'apertura della Galleria nazionale San Marino, con sede presso le Logge dei volontari.
In qualità di ricercatore culturale e curatore, svolge attività di ricerca nell'ambito dell'arte contemporanea: a partire dal 2010 è curatore del centro di ricerca Little Constellation, dedicato alla ricerca artistica contemporanea nei Piccoli Stati come Andorra, Cipro, Islanda, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Principato di Monaco, Montenegro, San Marino, e nelle micro aree geo-politiche d'Europa tra cui il Canton Ticino, Ceuta, Gibilterra, Kaliningrad.
Nel 2011 ha curato, assieme a Emma Zanella, la 47ª Edizione del premio Suzzara, intitolata Casamatta; nel 2013 ha fatto parte del team curatoriale di Mediterranea 16 - Errors Allowed, la Biennale d'Arte dei Giovani Artisti organizzata dal network internazionale BJCEM; è stato curatore di Listen to the Sirens | Space for Contemporary Art, il primo spazio di arte contemporanea di Gibilterra.
Nel 2011 è stato coordinatore e docente di Estetica del Biennio Specialistico in Didattica per il Museo nato dalla collaborazione tra il Museo arte Gallarate, l'Accademia di Belle Arti Aldo Galli e l'Istituto Europeo di Design. Dal 2012 insegna History of Art and Design nella facoltà di Interior Design presso l'Istituto Marangoni di Milano.
Nel 2018 ha curato, per Postmedia Books, la pubblicazione Moda, design e sostenibilità, che raccoglie i saggi tradotti in italiano di Kate Fletcher.
Nel 2008 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, Dalle ombre dei lampioni, per l'editore Gruppo Albatros Il Filo
Umberto Cavenago
Umberto Cavenago nasce a Milano nella seconda metà del '900 e si trasferisce in Svizzera nel corso del primo decennio del Duemila, dove prosegue la sua attività artistica. La sua ricerca si muove al confine tra arte e progetto, fondendo in un'unica visione la cultura artistica e quella della progettazione. I suoi interventi, sempre in dialogo con lo spazio, sia architettonico che naturale, si configurano come esplorazioni formali e destabilizzanti, in un percorso che rifiuta qualsiasi celebrazione e rigetta l'idea di un'opera definitiva.
L'approccio di Cavenago è profondamente radicato nella prassi industriale, un processo che si articola attraverso lo studio di fattibilità, la progettazione, la scelta dei materiali, la preventivazione e la messa in opera. Tuttavia, questa metodologia, che potrebbe avvicinarlo al mondo dell'industrial design, cela un'eresia: egli non progetta prototipi destinati alla serialità, ma crea pezzi unici, opere irripetibili che sfidano la logica produttiva e negano ogni legame con la riproducibilità.
Nel lavoro di Cavenago, la ruota si trasforma da semplice protesi motoria a strumento per una nuova percezione dell'arte tridimensionale, generando spazi consolidati ma al contempo "trasportabili". Questa caratteristica sovverte l'idea tradizionale dell'opera d'arte come oggetto immobile e contempla la possibilità di un'interazione dinamica tra l'opera e lo spettatore.
Le sue opere, spesso ridotte a forme minimali, appaiono come eco metafisiche degli oggetti di produzione seriale, spogliate della loro funzione meccanica e ridotte al loro limite semantico. Negli ultimi anni, queste creazioni si evolvono ulteriormente, divenendo veri e propri elementi architettonici, spazi fruibili che invitano lo spettatore a immergersi fisicamente nell'opera, trasformando la relazione tra oggetto e ambiente in un'esperienza totalizzante.
In questo contesto, lo spazio architettonico non è più solo un contenitore, ma diventa oggetto di un'indagine sistematica e rigorosa. Le opere di Cavenago si configurano così come elementi di destabilizzazione dello spazio, proponendo un’esperienza che sfida la percezione convenzionale e invita a una riflessione profonda sul rapporto tra l'individuo e il suo ambiente.

Tra le numerose esposizioni si segnalano:
la XLIV Biennale di Venezia nel 1990 dove espone tre grandi cornici semoventi su ruote, che appoggiate alle pareti incorniciano alcune porzioni dello stesso spazio espositivo;
nello stesso anno partecipa a L’altra scultura al Mathildenhöe di Darmstadt, al Palacio de La Virreina a Barcelona e al Centro de Arte Reina Sofia a Madrid.
Nel 1991 è presente con una sala personale a Metropolis al Martin-Gropius Bau di Berlino; a pochi anni dal crollo del muro di Berlino un periplo di colonne alte sei metri munite di ruote e orientate est-ovest, sottolineano il cambiamento epocale delle due "Germanie" che si stanno riunificando.
Nel 1992 espone alla mostra Recent Italian Art, al Center of the Arts a Pittsburgh.
Nel 1993 realizza per la mostra In forma al Museo Pecci a Prato, l’opera mobile, L'arte stanca, che attraversa le sale tagliando diagonalmente gli spazi del museo collegandone gli estremi.
Partecipa alla Biennale di Johannesburg nel 1995 con Opera sinistra e opera destra.
Nel 1996 ad Ultime Generazioni in occasione della XII Quadriennale d'Arte a Roma, presenta la sua prima opera digitale interattiva, La smaterializzazione dell'Arte.
Sempre nel 1996, immediatamente dopo la mostra Visioni alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, rappresenta l'Italia alla 23ª Biennale Internazionale di San Paolo, partecipando con una sala personale popolata da computer che riproducono immagini interattive di scenari urbani italiani caratterizzati da opulenti monumenti: l'interazione con il pubblico prevede la possibilità di "eliminare" virtualmente i monumenti, ripulendo le piazze dalla retorica celebrativa. 
Nel 1997 l’opera Nastro trasportatore, una scultura elettromeccanica in tre moduli, attraversa i muri del Le Magasin, Centre National d'Art Contemporain di Grenoble per la mostra “Des histoires en formes”.
Nello stesso anno espone alla Fondazione Melina Mercouri Pneumatiko Kentro ad Atene, in occasione della mostra Exlelixis.
Nel 2000 realizza un progetto site specific Gallery Crossing per IASKA a Kellerberrin, nel West Australia.
Nel 2005 e nel 2011 espone alle mostre “Scultura italiana del XX secolo” e “Scultura italiana del XXI secolo” presso la Fondazione Arnaldo Pomodoro a Milano.
Nel 2006 per “Sculture in villa”, a Villa d'Este, Tivoli progetta La 74, un omaggio al romanzo di Filippo Tommaso Marinetti "L'alcòva d'acciaio".
Nel 2007 la stessa opera viene "posteggiata" a Padova in piazza Insurrezione,
nel 2009 al Castello Visconteo di Jerago (Varese),
nel 2013 alla Reggia di Venaria Reale,
nel 2015 all'Ex Albergo di virtù (NH Collection in piazza Carlina) a Torino,
nel 2020 sul sagrato della chiesa di Sant'Agostino a Pietrasanta,
nel 2021 davanti al Municipio di Caldaro,
nel 2022 all’interno degli Horti Leonini a San Quirico d’Orcia.
Partecipa nel 2011 all’esposizione Il Futuro nelle mani, artieri domani, alle Officine Grandi Riparazioni di Torino per Esperienza Italia150°.
Nel 2012 espone a Cantiere del ‘900. Opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia a Milano un'opera in collezione permanente.
Nel 2018 posa nel lago di Lugano, davanti al molo di Maroggia, la scultura galleggiante Protecziun da la Patria, interpretazione di una mina navale, declinazione inoffensiva di un ordigno in uso durante gli ultimi conflitti mondiali. L’opera viene posata nel 2019 davanti alla villa Santa Lucia a Melano e nel 2022 a Bissone.
Nel 2020 è la volta di Centrifugo installato a Peccioli (Pisa). Quasi un parallelepipedo, vuoto al suo interno, disassato nella sua forma e scomposto longitudinalmente per potersi piegare di 30° all’interno di un tornante. Un volume decostruito su quattro grandi ruote, due delle quali, quelle all’interno della curva, solidali al suolo e le altre due, quelle esterne, quasi sollevate da terra per via dell’inclinazione.
Nel 2021 il progetto Sweet Home è vincitore dell’avviso pubblico “PAC2020 - Piano per l’Arte Contemporanea” promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura italiano. Sweet Home è uno spazio espositivo aggiuntivo della Galleria del Premio Suzzara, un'architettura "ormeggiata" sulla terraferma golenale del fiume Po; con l'esondazione del fiume si creeranno le condizioni per il galleggiamento dell'opera. Al naturale rientro della piena, Sweet Home si riappoggerà sul terreno, mai nella stessa posizione e inclinazione.
Nel 2023, con l'Accademia di Architettura di Mendrisio, nell'ambito del progetto di riqualifica del quartiere di Molino Nuovo a Lugano, realizza Erratico: un'opera pensata e progettata all'interno di un parco giochi. Erratico è una scultura: un sistema di grosse pietre (i trovanti) e, al centro, un artefatto in acciaio Cor-Ten che con le sue fattezze reinterpreta i massi, con l'aggiunta della fruibilità al proprio interno.

Numerose sono le partecipazioni in gallerie private con mostre personali e collettive.
Umberto Cavenago è stato docente a contratto presso l'Accademia di Belle Arti di Bergamo dal 1996 al 2010 e l'Accademia di Belle Arti di Urbino dal 2006 al 2012, sperimentando progetti tra le docenze di Pittura, Anatomia, Progettazione multimediale, Sistemi interattivi e Scultura.
Dal 2015 gestisce uno spazio espositivo indipendente all’interno di una sua installazione permanente L’alcòva d’acciaio di Umberto Cavenago, nascosta in un bosco delle Langhe.
Ermanno Cristini
Ermanno Cristini ha ideato, con Alessandro Castiglioni, il progetto Roaming, un progetto di ricerca che ha realizzatoo 22 mostre in musei e project spaces di altrettanti paesi europei, come ad esempio MNAC Annexe, Bucharest; Cabaret Voltaire, Zurich; Musée Saint Denis, Paris; Riso Museum, Palermo; Forum Stadpark, Graz; Mestna Galerija, Nova Gorica; Musée Cantonal Des Beaux-Arts, Lausanne; Szeeman Archive, Maggia, ecc. 
I temi del confronto e della negoziazione sono alla radice del suo lavoro ed hanno prodotto altre esperienze, come quella di Dialogos che ha dato luogo nel 2010 ad una mostra ad Assab One, Milano, nel 2013 al MACT/ CACT Centro per l’Arte Contemporanea di Bellinzona, nel 2017 a Vitrina Deniska e Galerie Caesar, Olomouc (Cz); nel 2018 a Current Space, Milano.
Dal 2009 ha aperto la sua casa studio invitando ad esporre altri artisti nell’avventura de L’ospite e l’intruso; dal 2011 ha dato vita ad un nuovo progetto di mostre “domestiche”, che si chiama riss(e) sviluppatosi dal 2014 all’interno di un “deposito di idee” di nome Zentrum. Dal 2013 si occupa di mostre nascoste con il ciclo Prière de Toucher e di un progetto sull’ozio chiamato Doppio Stallo avviato con una mostra a Milano a Nowhere Gallery e a Napoli a PrimoPiano Gallery nel 2016 , proseguito al PROGR di Berna come progetto To be late, al Cabaret Voltaire di Zurigo in occasione di Obsession Dada, a Roma al MAXXI, To be late Tutorial; a Thun alla Konzepthalle 6 ,To be late – 100 Jahre Dada; nel 2018 alla Triennale di Milano, Hotello: abitare un ritardo, all’interno della mostra 999 domande sull’abitare contemporaneo.
È coideatore del progetto Walkabout, che sviluppa alcuni dei tempi presenti in Roaming, in particolare quello della traduzione e che ha dato luogo ad una mostra alla Fondazione Fabbrica del Cioccolato, Blenio (CH), 2018; LATO, Centro per l’Arte Contemporanea, Prato, 2019, Kunsthalle Lana-West (Bz), 2019.
È coideatore e curatore della testata cartacea STRABISMI - Stare sull’opera (www.strabismi.jimdo.com/) e della testate online Walktable (www.walktable-art.jimdo.com/) e Bordi (https://bordiartmeet.jimdofree.com/).

Ale Guzzetti
Nato a Tradate (VA) nel 1953, vive e lavora tra Saronno (Va) e Milano. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Parallelamente ha condotto studi e ricerche di musica elettronica assistita dall’elaboratore presso il Politecnico di Milano e il Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova. È stato PhD researcher presso l’ Università di Plymouth UK, School
of Computing, Communications and Electronics; presso
il Centro Ricerche sul Contemporaneo di Brera, Milano
e presso il CE.R.CO, Centro ricerca antropologia ed epistemologia della complessità, Università di Bergamo.
È docente di Tecniche Multimediali & Videoninstallazioni presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
Ale Guzzetti, tra i primi artisti italiani dediti all’arte tecnologica e interattiva, lavora dal 1983 alle forme
e ai circuiti elettronici delle sue sculture sonore. Questi circuiti sono capaci di produrre immagini, suoni, voci
e quindi di generare piccole sequenze melodiche
o di recitare frammenti poetici, interagendo con lo spettatore. Negli anni ‘90 ha allargato la ricerca artistica con gli acquarelli elettronici (immagini sintetiche tratte
da motivi musicali processati da un elaboratore) e i vetri parlanti (sculture in vetro soffiato capaci di ascoltare
e rielaborare i suoni circostanti, di vedere e riprodurre l’immagine degli spettatori attraverso micro-telecamere,
di emettere segnali luminosi interattivi con gli eventi ambientali).
A tutt’oggi lavora al progetto Techno Gardens, nato all’interno del Planetary Collegium Programme; installazioni di nano-sculture robotiche, micro-oggetti tecnologici alimentati dalla luce solare dislocati in ambienti naturali del pianeta quali i Giardini di Villa Panza a Biumo, il Bytc Park di Pechino, i parchi del Marocco, le Isole Galapagos, i vulcani dell’Ecuador e delle Isole Azzorre,
le isole artificiali degli Emirati Arabi, il deserto dell’Uzbekistan, i parchi naturali e i giardini zen del Giappone ecc.
Le sue più recenti ricerche sono orientate alla robotica.
Ha esposto in Italia, Francia, Germania, Austria, Danimarca, Olanda, Finlandia, Albania, Libano, Canada, USA, Hong Kong. È stato premiato nella sezione Interactive Kunst del prestigioso Prix Ars Electronica
di Linz nel 1991 e dalla Civica Galleria di Arte Moderna
di Gallarate nel 1997 per l’arte digitale. Invitato nel 1998 alla Mostra Biennale di Venezia Aperto Vetro. Tra i cento artisti del mondo invitati dal Victoria & Albert Museum di Londra nella mostra The Next Millennium Museum
nel 2000. Sue opere vengono acquisite nel 2002 dalla Galleria Nazionale di Praga per la Collezione Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea;
nel 2003 dal Corning Museum of Glass New York e nel 2004 dal Victoria & Albert Museum di Londra.
Tra le sedi di mostre personali: Fondazione MUDIMA
di Milano e Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.
Ferdinando Greco
Nasce a Rovello Porro (Co) nel 1939. Ha studiato a Milano e ha insegnato presso il Liceo Artistico Statale a Milano e Busto Arsizio. La sua prima esposizione risale al 1964 al Premio San Fedele. 
Negli anni settanta, partecipa alla vita artistica milanese e inizia la serie “Catalogo reperti”: tombini, pianete, santi e ritratti intesi come materiali archeologici di una Pompei d’oggi. Negli anni ’80 e ’90 realizza le serie “Paesaggi portati via” e “Mutanti”, affrontando con la pittura temi legati alla filosofia.
Il curriculum espositivo annovera tra le occasioni più importanti le personali a Pavia, Università degli studi Collegio Cairoli (1978), a Losanna (1981) e a Esslingen (1984), oltre alle svariate mostre collettive tra le quali “Cara Morte” nel 1978, “Trash” al Mart di Trento e Rovereto nel 1997 e “Immagini di culto” al Museo di Valencia nel 1998. 
È stato uno dei protagonisti della mostra “Nel profondo” organizzata dal Chiostro di Voltorre e itinerante al Museo Ludwig di Koblens e al Museum des Stadt di Ratingen. 
Ferdinando Greco ha preso parte a numerose edizioni dellla mostra “Lo spirito del lago” che si è tenuta per quasi un ventennio all’Isola Bella, sul Lago Maggiore, da giugno a novembre, riunendo artisti internazionali che intervengono negli spazi storici dell’isola.
Gaetano Grillo
Gaetano Grillo nasce a Molfetta nel 1952. Inizia a dipingere fin dall'infanzia, che trascorre a stretto contatto con la campagna pugliese e le attività agricole della famiglia. Studia all'Istituto Statale d'Arte di Bari e, dal 1971, all'Accademia di Brera, dove si iscrive alla scuola di scultura di Alik Cavaliere, dove si sperimentano nuovi linguaggi artistici; il suo interesse si orienta verso le teorie concettuali e la Land Art. Ben presto sente il bisogno di un ritorno alla pittura, che si concretizza nella mostra Lectio Historiae, alla Galleria La Bussola di Bari; in questi dipinti, come grandi collages, afferma la possibile convivenza delle differenti identità, un tema che lo accompagnerà sempre. Nel 1976 la personale Sono felice quando dipingo alla Galleria Solferino è una dichiarazione poetica ma anche una scelta di campo. Nel 1979 inizia una lunga carriera di insegnamento al Liceo Artistico di Milano e due anni dopo rappresenta l’Italia alla Biennale di Medelline (Colombia), su invito di L. Carluccio. Nel 1985 nasce il gruppo Stazione Centrale (Grillo, Arcangelo, Francesco Bonami, Marco Nereo Rotelli e Natà), attorno alla galleria di Enzo Cannaviello. Con la mostra personale nel Palazzo Diocleziano a Spalato (1989), un muro di carta alto due metri e lungo dodici, composto da cinquecento tessere dipinte (in cui sono inserite anche bandiere di diversi stati) fissa il tema del multiculturalismo al centro della sua visione. L'anno dopo, Molfetta gli dedica una grande mostra con, in catalogo, testi di G. Dorfles, mentre inizia ad insegnare all'Accademia di Belle Arti di Firenze.
Dei primi anni '90 sono i palinsesti, opere orizzontali sulle quali si depositano icone, segni e lettere che, annullati i significati originari, iniziano una risemantizzazione narrativa. Contemporaneamente Grillo sviluppa un interesse per l’Egitto, elaborando un alfabeto criptato che contiene al suo interno lettere raccolte da ogni tempo e da ogni cultura. A metà del decennio fonda, a Molfetta, l’Associazione Culturale Mediterranea onlus, con l’intento di sviluppare la comunicazione artistica fra i paesi del Mediterraneo, spostando l’attenzione dalle capitali europee alle nuove emergenze del sud.
Con l’Associazione organizza la mostra Radio Tirana Fax, sviluppando un rapporto esplorativo con l’Albania che, dopo alcune mostre e molte nuove amicizie , culmina nella 1° Biennale Mediterranea a Tirana (1998). L'iniziativa si ripeterà tre anni dopo a Dubrovnik e, nel 2001, a Cetinje, antica capitale montenegrina.
Al Museo Nazionale d’Arte di Podgorizza e, successivamente, al Palazzo Reale di Bar, allestisce,
nel 2004, una mostra personale che ha come titolo: Io sono un pittore mediterraneo / ja sam jedan mediteranski slikar. Degli stessi anni sono le mostre personali Icone (Milano, Bianca Pilat, 1997: il video Contaminazioni è stato prodotto in occasione della mostra), Spirito Mediterraneo (Milano, Galleria il Milione, 1999), Fusion (Parigi, Carousel du Louvre, 2000), Territorio Gaetano Grillo (Molfetta, 2002), Egyptomania (Accademia d'Egitto, Roma, 2005), Papiri contemporanei (Torino, Palazzo Briccherasio, 2006) e Mediterranea-mente (Bari, Sala Murat, 2007, questo video è stato prodotto
in occasione della mostra). Come conclusione del lavoro didattico all’interno dell’Accademia Albertina a Torino, organizza e cura una mostra dei suoi migliori allievi presso la galleria Roberto Allegretti, intitolata Viva-io e, contemporaneamente, fonda e dirige la rivista Academy of Fine Arts, un trimestrale distribuito nelle Accademie Italiane. In un viaggio in Costa Azzurra, dove Picasso realizzò le sue tante ceramiche, riscopre nel 2010 la passione per questo linguaggio e avvia una produzione di oggetti che compongono la linea Mediterranea-mente. Vengono prodotti alcune centinaia di pezzi, esposti per la prima volta proprio ad Antibes all’interno del Boat Show. L'anno dopo inizia a lavorare ad un grande progetto: la pubblicazione dell’alfabeto grillico, modellando in argilla tutte le lettere del grillico su tavolette singole, come le antiche tavolette d’argilla scritte in cuneiforme, rinvenute negli scavi archeologici di Ugarrit, in Siria. Del 2011
è la personale nella Fortezza Vecchia di Corfù, intitolata Mediterraneo, way of life (poi a Molfetta). Partecipa alla Biennale di Venezia nella sezione Puglia (S. Scolastica, Bari) ed espone un'installazione di grandi dimensioni nella ex Chiesa di S. Carpoforo a Milano, all’interno della mostra Un’altra storia. Sono del 2012 i Dialoghi nella città dei fiori, al Museo Civico di Sanremo, G&G (Centro Formentini di Brera, Milano), Color-Med che inaugura
la nuova Galleria di Marianne Wild a Chieti e Colore, al Castello di Desenzano. Nel frattempo, Academy of Fine Arts si arricchisce di una versione online e a novembre nasce la nuova rivista www.academy-of.eu. 
Gaetano Grillo vive e lavora tra Milano e Arena Po, dove ha avviato, in collaborazione con il Comune, un’intensa attività espositiva e l’installazione all’aperto di opere di alcuni maestri contemporanei.
Igino Legnaghi
Igino Legnaghi nasce a Verona nel 1936. Frequenta l'Istituto d'Arte Nani e, contemporaneamente, l'Accademia di Belle Arti Cignaroli di Verona. Nel 1966 partecipa alla XXXIII Biennale di Venezia nella sezione Arti Decorative e nel '67 tiene la prima personale alla Galleria Ferrari di Verona. Tra il 1967 e il 1969 soggiorna negli Stati Uniti, realizza un pannello murale in metallo per il New School Art Center di New York ed espone alcune opere presso il Chicago Art Institute. Esordisce intorno alla metà degli anni sessanta con una serie di sculture in ferro smaltato e acciaio inox (
Mondriana, '64; Marylin, '65; Uno sguardo dal ponte, '65) costituite da moduli geometrici - cubi, losanghe, aste, piani, lamiere pieghettate come scale - dipinti di giallo, rosso e nero con vernici industriali. A partire dal 1967 l'artista realizza una ciclo di opere dominate da tre elementi formali fondamentali - il piano, il cubo e il nastro a zig-zag - servendosi di materie preziose. Discorso ai margini (1968) segna il distacco, da parte dell'artista, dalla preziosità, dalla sensualità e dalla piacevolezza cromatica, decorativa e formale, che caratterizzano la precedente produzione. L'opera è articolata essenzialmente su due piani in anticorodal anodizzato: un piano orizzontale nero rettangolare di grandi dimensioni disteso al suolo, lungo il quale scorre un nastro chiaro che, percorso un breve tratto, si innalza verticalmente. Un territorio minimale delle forme, purificato, rigoroso, mentale. Nasce una serie di sculture a parete, enormi lastre di acciaio inossidabile lucidissimo che riflettono misteriosamente lo spazio circostante, attraversate da superfici nere in anticorodal e da bande a zig-zag (La grande onda, 1970).
Al centro della ricerca di Legnaghi sta ora il rapporto tra il materiale prescelto (l'anticorodal), la tecnologia attraverso la quale viene lavorato (le macchine alesatrici) e le possibilità formali che ne scaturiscono. Strutture formali limpide, semplici lastre poligonali sottilmente incise, attraversate da un taglio che è segno di un pensiero che non compone in superficie, ma penetra, frammenta e ricostruisce. Tra il '72 e il '73 le opere si aprono per articolarsi nello spazio con un movimento centrifugo fatto di proiezioni e dislocazioni. Il carattere progettuale e ideativo di queste sculture è regolato da un processo di automatizzazione delle varie fasi esecutive.
A partire dal 1978 Legnaghi sostituisce l'anticorodal anodizzato con il ferro naturale, le tecniche automatizzate con la saldatura.
Il ferro reperito nel momento della sua demolizione, al fine di un ciclo di utilizzazione industriale, sembra significare il ritrovamento di un'origine, si impone con il senso del proprio peso e della propria storia e diviene luogo della coscienza.
Le grandi lamiere corrose ricavate da navi in disarmo, le imponenti masse ferrose sprigionano un'energia elementare e determinano, nel loro architettonico intersecarsi di piani, un ampio coinvolgimento spaziale.
Tra il 1989 e il 2001 Legnaghi è titolare della cattedra di scultura all'Accademia di Brera. Nel 1991 torna a sperimentare le possibilità spaziali del piano, posto verticalmente di fronte all'osservatore utilizzando il ferro zincato a caldo, con cui dà vita ad opere scabre caratterizzate da un rigoroso ordine formale, da superfici fredde e luminose, da una magia raffinata ed austera. A partire dal 1995 si serve di materiali quali l'alluminio, il rame e l'ottone che lavora con l'ausilio delle macchine già utilizzate nel corso degli anni settanta.
Igino Legnaghi vive e lavora a Verona.
Loredana Longo
Loredana Longo (Catania, 1967 - vive e lavora a Milano)

Ha conseguito il diploma in Lingue straniere e il Diploma di Laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Catania. Artista poliedrica, utilizza svariate tecniche e materiali per realizzare le sue opere, che sono principalmente costituite da installazioni site specific, sculture, performance, documentazioni fotografiche e video. 

La sua ricerca si può sintetizzare in quella che l’artista definisce “estetica della distruzione”, un insieme di visioni, spesso provocatorie, in cui distrugge e ricostruisce i suoi soggetti, creando opere molto suggestive e scenografiche. Nota soprattutto per una serie di lavori chiamati EXPLOSION, in cui l’artista costruisce dei veri e propri set teatrali che poi distrugge tramite un’esplosione per poi ricostruire tutto, lasciando parti incomplete che testimonino l’avvenuto, l’intero processo è inoltre documentato da un video proiettato accanto alla scena dell’esplosione. Le EXPLOSION, sono state presentate in diverse manifestazioni, teatrali, museali e gallerie private.

Nella serie FLOOR, costruisce enormi pavimenti in cemento, lavorando sul tema del cemento impoverito, ogni mattonella è costituita da calcestruzzo in cui emergono materiali che testimoniano metaforicamente il soggetto al quale l’artista si sta dedicando. Nel suo primo FLOOR ha affogato abiti di lavoratori di tre colori, verde, bianco e rosso, creando un pavimento / bandiera sul quale il pubblico era costretto a camminare. Il suo soggetto preferito rimane il fuoco con il quale lavora ogni materia, che sia esplosione, come nelle ultime ceramiche o bruciature come nei suoi VICTORY, tessuti in velluto in cui l’artista brucia con un saldatore elettrico immagini che ruba da internet. La scritta VICTORY diventa una provocazione, le immagini rappresentano spesso situazioni drammatiche o di interesse sociale e politico. Nei suoi CARPET preziosi tappeti orientali, brucia sul manto scritte di politici occidentali, creando una sorta di collezione di preziosi aforismi. 

La capacità con la quale utilizza molteplici materiali e tecniche, costituisce sicuramente la prerogativa fondamentale di quest’artista, che ama lavorare sulle grandi dimensioni, non tralasciando mai i particolari.
Negli ultimi anni è stata protagonista di workshop come Art & Social Change alla Gam di Palermo e l’Arte della Libertà presso il Carcere Ucciardone sempre a Palermo. Da oltre vent’anni lavora sul territorio nazionale e all’estero.
Giuseppe Maraniello
Giuseppe Maraniello è nato a Napoli nel 1945. Dopo gli studi artistici, inizia ad insegnare presso il Liceo Artistico di Benevento nel 1969. Nel 1971 si trasferisce a Milano. Incontra L. Inga Pin e ne frequenta la galleria, dove esporrà.
Dopo le personali presso alcune gallerie private, è tra i protagonisti di mostre collettive in spazi pubblici, tra le quali Lʼestetico e il Selvaggio, Italiana Nuova Immagine (Loggetta Lombardesca, Ravenna, 1980) e Dieci anni dopo i nuovi nuovi (Galleria dʼArte Moderna, Bologna, 1980). Nel 1982 partecipa a Arte Italiana 1960-1982 (Hayward Gallery, Londra, 1982), a cura di G., R. Barilli e F. Caroli. G. Dorfles lo invita a presentare un grande progetto pubblico in occasione della mostra-evento Intorno al flauto magico (Teatro della Scala, Palazzo della Permanente, Milano, 1985). Nel 1989 diviene titolare
di una cattedra di Pittura e insegna allʼAccademia di Brera di Milano fino al 2003. Nel 1990 partecipa con una sala personale alla XLIV Biennale dʼArte di Venezia, presentato in catalogo da L. Vergine. Nello stesso anno espone al Palazzo della Virreina di Barcellona, al Palazzo
di Cristallo di Madrid e al Mathidenhohe a Darmstadt, in occasione di Lʼaltra scultura a cura di R. Barilli. È tra i protagonisti della mostra itinerante Cadenze, figure dellʼarte italiana degli anni ʼ90, ospitata nel 1992 al Sofia Imber di Caracas e al Museo dʼarte Moderna di Bogotà.
Nel 1993 la Galleria Civica di Trento e la Galleria dʼArte Moderna di Bologna – Villa delle Rose gli dedicano unʼantologica a cura di P. G. Castagnoli e D. Eccher. I giardini del Centro S. Chiara di Trento saranno la sede permanente di una sua grande scultura. Lʼanno successivo partecipa alla mostra Lʼincanto e la trascendenza (Castel Ivano, Ivano Fracena, Trento, a cura di D. Eccher), mentre nel 1995 una sua grande installazione affiora sullʼacqua di Venezia in occasione di Artelaguna, a cura di S. Gorreri e col patrocinio della Biennale di Venezia. Nel 1997 partecipa alla mostra Arte Italiana – Materiali Anomali, a cura di D. Eccher e D. Auregli alla Galleria dʼArte Moderna di Bologna, che già dal 1996 ospita permanentemente una sua scultura. Lea Vergine, lo invita in occasione della mostra Trash. Quando i rifiuti diventano Arte,1998 Palazzo delle Albere, Trento, e Archivio del Novecento, Rovereto. I tre piani della galleria Giò Marconi sono occasione di una sua grande mostra a Milano nel 1998 (questo è il video), quando espone con Luigi Mainolfi anche al Centro Arti Visive “Pescheria” di Pesaro.
Tra il 1996 e il 2000 realizza numerose opere permanenti in spazi pubblici, tra le quali: un monumento ai marinai per il porto di Molfetta, una scultura per il carcere Le Vallette di Torino e una per la Motorizzazione Civile di Roma. Nel 2000 espone, in contemporanea, alla galleria Fumagalli di Bergamo e alla galleria Giò Marconi a Milano Boomerang. Nel 2001 realizza unʼopera a quattro mani con Arnaldo Pomodoro per la Cattedrale St. John Evangelist di Milwaukee, WI, USA.
Ampie antologiche gli vengono dedicate alla Fortezza Firmafede, Sarzana e, nel 2002, alla Rocca Sforzesca di Imola. Nel 2004 espone a Roma nella Casa Musumeci Greco e contemporaneamente allo Spazio Volume! Pochi mesi dopo espone alla Galleria Levy, ad Amburgo. Nello stesso anno il comune di Ischia, gli dedica una ricca antologica alla Torre Guevara, alla quale segue unʼ importante installazione permanente collocata nel Parco Negombo. Sempre nel 2004 ha ideato e realizzato la copertina per il libro omaggio a Mario Luzi in occasione del 80° compleanno del poetan. Collabora anche con altri poeti come M. Butor e E. Sanguineti. Con Luzi realizza inoltre il libro Fiore nostro fiorisci ancora.
Nel 2005, la Galleria Flora Bigai gli dedica una personale sui suoi tre piani. Sempre nel 2005 espone alla Fondazione Arnaldo Pomodoro nella mostra dedicata
alla Scultura italiana del XX secolo. Nel 2008 gli viene assegnato il Premio per la pittura scultura e arte elettronica Guglielmo Marconi 2008, promosso dallʼUniversità degli Studi di Bologna, Fondazione Guglielmo Marconi. Nello stesso anno espone in Piazzetta della Croce Rossa
a Milano (nella mostra Miraggi a MiArt a cura del Comune di Milano) unʼopera in bronzo alta 13 metri. Espone nellʼatrio della Nuova Università Bocconi una scultura in bronzo a cura della Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano. Nel 2009 installa nella città di Terni unʼopera pubblica permanente alta 24 metri nella Piazza dei Poeti. Sempre nel 2009 viene allestita una sua grande mostra di sculture monumentali al Giardino di Boboli, Firenze.
Nello stesso anno, la Otto Gallery Arte Contemporanea di Bologna gli dedica una mostra personale. Nel 2011 espone alla mostra collettiva Dalla Figura alla Figurazione - nel Novecento italiano, a cura di Stefano Cecchetto, Palazzo Loredan, Venezia. Nel 2012 alla Galleria Lorenzelli inaugura un'importante mostra personale inedita, dal titolo “IN-ES”, a cura di A. Fiz, con una testimonianza di A. Tecce. Nello stesso anno, espone in permanenza nel Museo Cantiere del ‘900 - Opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo, a cura di F. Tedeschi, nelle Gallerie D’Italia in Piazza Scala, Milano. Nel 2014 alla Saint Thomas Chapel, Yale University, New Haven, CT, USA installa un Crocifisso in bronzo a grandezza naturale, dietro l’Altare.
Franco Marrocco
Nato nel 1956 a Rocca d'Evandro (CE), Franco Marrocco compie i suoi studi presso il Liceo Artistico di Cassino e poi all'Accademia di Belle Arti di Frosinone. Le sue prime opere risalgono alla fine degli anni settanta, periodo in cui Marrocco inizia ad esporre i suoi lavori in mostre personali - come quella al Centro Servizi Culturali di Cassino (1978) - e collettive, come in occasione del Premio Mazzacurati di Teramo (1979).
Evidente, in questi lavori, l'influenza di Francis Bacon dalle cui atmosfere Marrocco sembra essere suggestionato, almeno fino ai primi anni ottanta, tempi in cui realizza i cicli degli Schermi e della Poesia contorta. È il momento in cui si fa più intensa anche la sua attività espositiva: l'artista allestisce alcune mostre personali, tra cui quelle alla Galleria Gonnelli di Firenze, cat. A.B. Del Guercio, al Centro di Sarro a Roma e al Museo Archeologico
di Sezze (Latina). Nelle sue opere, gradualmente, lungo il corso di quel decennio, la figura umana, che campeggiava - per lo più solitaria - nello spazio pittorico, si trasforma e viene come inghiottita da un tormentato e convulso arrotarsi di segni cromatici di densa materia pittorica che ne prendono il posto.
In questi dipinti il dramma umano non viene più rappresentato, ma evocato attraverso un dipingere che vede assurgere il colore al ruolo di protagonista dell'opera, al punto da farsi - di li a poco - responsabile anche della definizione della spazialità della tela.
Esemplari, in questo senso, dipinti come La Cupola del 1985-86 e, soprattutto, il trittico Sul mio cielo volano anche gli angeli che l'artista espone alla XI Quadriennale Romana del 1986.
Sul finire del decennio la pittura di Marrocco evolve verso una figurazione che non soltanto è sempre più libera
da esigenze di mimesi della figura umana ma che, abbandonando ogni residuo descrittivo, risolve lo spessore psicologico del dipingere nei termini di una “emotività onirica”, reimpostando in modo inedito anche il problema dello spazio che si risolve nei termini di un dialogo libero tra dense pennellate di materia cromatica che, attraverso bagliori di luce, definiscono il rapporto figura/sfondo.
Sono queste le opere che l'artista espone in occasione delle mostre personali che si susseguono, numerose,
tra le fine degli anni ottanta e l'inizio del decennio successivo. Dalla metà degli anni Novanta, pur nella sostanziale coerenza di fondo, la ricerca di Marrocco giunge a nuove soluzioni espressive. La sua pittura, che si esprime attraverso il lessico dell’astrazione, si fa più decantata, sottilmente poetica: in essa lo spazio sembra dilatarsi fino ad essere assorbito “entro le maglie del tempo. In questi ultimi anni Marrocco allestisce numerose personali: nel 1990 presso l'OCDE, a Parigi; nel 1991 al Palazzo dei Priori di Perugia; nel 1998 alla Sala Polivalente del Parlamento Europeo a Bruxelles, al Museo Butti di Viggiù (Varese) e al Palazzetto dell'Arte di Foggia; nel 1999 al Chiostro di Voltorre a Gavirate (Varese); nel 2000 al Palazzo Reale di Caserta, cat. M. Bignardi; nel 2001 a Villa Rufolo a Ravelloe presso la Reggia di Caserta; nel 2003 alla Galleria Romberg di Latina e nel 2004 alla Galleria Il Chiostro di Saronno (Varese); nel 2014 presso il Building Bridges Art Exchange di Los Angeles (USA) e la Sacrestia del Bramante a Santa Maria delle Grazie a Milano; dal 2016 al 2017, con il ciclo "L'Eco del bosco", presso la galleria Cattai di Milano, il Palazzo Collicola - Arti visive a Spoleto e il Palazzo Leone da Perego a Legnano.
Dal 2012 al 2018 ha diretto l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.

Antonio Pesce
Antonio Pesce nasce nel 1952 a Molare nel Monferrato, frequenta la scuola d’arte di Acqui Terme e l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Inizia l’attività pittorica prediligendo l’acquarello, il disegno e il pastello, con una forte componente di temi sacri; molte le mostre, da Spoleto a Milano.
Nel 1980 inizia l’interesse per le tecniche calcografiche. Nel 1990 da un affinità di pensieri con lo scrittore Marcello Venturi, nasce un progetto che si concretizza in un libro d’arte “Segni del tempo”. L’opera tirata in 75 esemplari è composta da tre incisioni all’acquaforte e da tre scritti.
Negli stessi anni l’amicizia con lo scrittore Mario Rigoni Stern contribuisce a rafforzare lo spirito e l’anima dell’incisore. Nuovi valori umani e nuove sensazioni vengono proiettati nell’opera incisa “ciò che vale e ciò che non vale” e riappare quella sacralità che si era affievolita.
Nel 2003, determinante è stata l’amicizia con Giorgio Trentin presidente dell’associazione incisori Veneti, uomo che ha difeso l’incisione nel suo rigore tecnico e nel suo valore culturale. 
Nel 2008 pubblica un secondo libro d’arte con la poetessa Roberta Dapunt “l’ultima dimora - a mia madre”; dedicato alla madre morta dell’incisore. Il libro è stato tirato in 14 esemplari ed è composto da due scritture e quattro incisioni all’acquaforte. Alcuni titoli delle opere di Antonio Pesce sono tratti da versi di Roberta Dapunt.
A partire dal 2008, parallelamente all'attività incisoria, prende vita una ricerca sul tema del sacro che si concretizza nella realizzazione di installazioni, quadri simili a pale d'altare in cui primeggia il colore bianco, il colore della luce, della purezza, del candore, dell'anima, in varie tonalità o chiazzate d'oro, che rimanda ai muri di antiche chiese, dove la preghiera è sempre un canto che vola verso l’alto.
Simona Squadrito
Simona Squadrito è docente, critica, editrice e curatrice indipendente. Insegna Scrittura Creativa e Fenomenologia delle Arti Contemporanee presso il MADE program di Siracusa e Metodologie e tecniche del contemporaneo e Ultime tendenze delle arti visive presso lo IED di Milano. È co-fondatrice di REPLICA, archivio italiano del libro d’artista, e di KABUL magazine, associazione culturale, casa editrice indipendente e rivista di arte e cultura contemporanea. Autrice di saggi per Postmediabooks, Skira, AgenziaX e Nomos Edizioni, scrive per diverse riviste di settore e collabora con Nero Magazine per cui redige “Archive Actualized”: un format di interviste che si propone di esplorare alcuni archivi librari e studi bibliografici d’artista italiani e internazionali. Con il progetto curatoriale e di ricerca REPLICA è risultata vincitrice del bando Italian Council XII Edizione promosso dal Ministero dei Beni Culturali. Dal 2015 al 2020 è stata direttrice di Villa Vertua Masolo, museo civico di Nova Milanese.
Serena Vestrucci
Le opere di Serena Vestrucci (Milano, 1986) sondano l'ovvietà delle piccole cose, dando voce a ciò che spesso è nascosto, dimenticato o messo in secondo piano. Attraverso un linguaggio giocoso, ma diretto e provocatorio, l'ordinario è decontestualizzato, o nelle sue stesse parole "trasferito in un diverso campo di azione". Vestrucci manipola elementi quotidiani attraverso una vasta gamma di processi artistici e imposizioni linguistiche, tuttavia l'identità originale di qualsiasi cosa attiri la sua attenzione è conservata per sempre, se non addirittura valorizzata, in quanto acquisisce un nuovo significato. In definitiva, Vestrucci trasforma le cose in immagini.
Dopo la laurea triennale presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano nel corso di Alberto Garutti, consegue la laurea magistrale in Progettazione e Produzione delle Arti Visive all’Università IUAV di Venezia.
Vestrucci ha esposto il proprio lavoro in mostre personali presso numerose istituzioni italiane tra cui: Casa Gramsci (Torino); Galleria Renata Fabbri (Milano); Galleria FuoriCampo (Siena); Galleria d’Arte Moderna (Verona); Museo Archeologico Salinas (Palermo); Marsèlleria Permanent Exhibition (Milano); Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce (Genova); Galleria Ottozoo (Milano).
Tra le mostre collettive: Museo Madre (Napoli); Istituto Villa Adriana e Villa d’Este (Tivoli); Galleria Building (Milano); Palazzo Lomellino (Genova); Palazzo Ducale, La Biennale di Gubbio (Gubbio); Palazzo Merulana (Roma); Palazzo Grillo (Genova); Museo MAXXI (Roma); Fondazione Stefan Gierowski (Varsavia); Fondazione Made in Cloister (Napoli); Fondazione Imago Mundi (Treviso); Fondazione Pastificio Cerere (Roma); Palazzo Reale (Milano); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino); Galleria d’Arte Moderna (Milano); Museo d'Arte Contemporanea Villa Croce (Genova); Palazzo Del Medico (Carrara); Casa Testori (Novate Milanese); Blitz (Valletta); Istituto Italiano di Cultura (New York); Istituto Italiano di Cultura (Londra); Istituto Italiano di Cultura (Varsavia); Istituto Italiano di Cultura (Cracovia); Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia); FRISE Künstlerhaus (Amburgo); Casa Masaccio (San Giovanni Valdarno); Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti (Venezia); Stedelijk Museum (‘S–Hertogenbosch). 
Nel 2017 vince la diciottesima edizione del Premio Cairo e viene selezionata dal Comune di Milano per la realizzazione di un’opera pubblica permanente nell'ambito della commissione di arte pubblica ArtLine Milano. Nel 2024 tiene un corso di formazione per docenti della scuola primaria per il Dipartimento Educativo di Pirelli HangarBicocca.