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MOSTRE

Come Pioggia (2023)
Castel Belasi, Campodenno (TN)

Futuri desidedrabili a Castel Belasi, a cura di Stefano Cagol in collaborazione con MUSE, Museo della Scienza di Trento.

L’approccio visionario dell’arte e quello anticipatore della scienza s’incontrano per immaginare futuri desiderabili a Castel Belasi nella mostra “Come pioggia” a cura di Stefano Cagol, direttore artistico del castello, realizzata in collaborazione con il MUSE – Museo delle Scienze di Trento e nata dalla piattaforma creativa del museo sulle questioni ambientali “We Are the Flood | Noi siamo il diluvio”, tra le prime nel suo genere in Italia.
L’acqua è al tempo stesso una delle risorse più importanti e l’elemento principale attraverso quale percepiamo e percepiremo gli effetti del cambiamento climatico: andando dalla siccità alle inondazioni, dall’innalzamento dei mari alla sparizione dei ghiacci. Al contempo l’abbondanza d’acqua può rappresentare per noi un’alleata o una nemica: ci troviamo sempre più spesso a invocare la pioggia e poi, tutto d’un tratto, a fuggire dalla sua impetuosità. Siamo allarmati se l’acqua di un corso d’acqua o un lago si abbassa, ma, appena il livello torna alla normalità, ci dimentichiamo di tutto. Questi fenomeni confondono con il loro carattere incostante, mutevole, vischioso, come spiega il filosofo anglo-americano Timothy Morton, ma il linguaggio universale dell’arte può tentare d’innescare nuovi pensieri.
A farci riflettere su questi temi dell’oggi, in mostra per “Come Pioggia” nel medievale Castel Belasi ai piedi delle Dolomiti, in dialogo con gli antichi affreschi dell’ultimo piano, dall’11 giugno a fine ottobre sono una quindicina di opere d’arte contemporanea tra video, sculture e installazioni, di artisti italiani e internazionali, sia consolidati che emergenti. Sono lavori recenti e recentissimi, in alcuni casi inediti, altri già presentati alle biennali in giro per il mondo, che sapranno spingere i visitatori a interrogarsi e attivare molteplici livelli di lettura, mantenendo un grande fascino estetico ed evocativo.
Apre la mostra “Come Pioggia” l’opera “Lacrima” dell’artista americana Mary Mattingly (USA, 1978), più volte acclamata dal New York Times. È il risultato della sua permanenza a Trento lo scorso dicembre come primo artista in residenza di MUSE, durante la quale si è confrontata con gli scienziati del museo e con il territorio, decidendo di creare una sorta di orologio ad acqua che scandisce simbolicamente la fusione dei nostri ghiacciai. Prodotto da MUSE e qui presentato in mostra per la prima volta è il video dell’intensa performance dell’artista turco-tedesca Nezaket Ekici (Turchia, 1970) presso le palafitte del Lago di Ledro, una sequenza di azioni e posizioni scultoree come allegoria della distanza che abbiamo preso dall’ambiente. L’opera del giovane g. olmo stuppia (Milano, 1991) è stata realizzata come programma collaterale del Padiglione Italia all’ultima Biennale d’arte di Venezia, mentre quella di Eugenio Ampudia (Spagna, 1958), tra i maggiori artisti spagnoli, è stata pensata nel 2020 per la Biennale di Cuenca e presenta un cambio di paradigma: in “Concierto para el Bioceno”, vediamo un quartetto d’archi che suona di fronte a un pubblico di duemila piante, noi al servizio della natura. Stefano Caimi (Merate, 1991) in “Phytosynthesis” usa un software personalizzato per rileggere forme botaniche in immagini super-reali di fiori. Come simbolo di artificialità Philipp Messner (Bolzano, 1975) prende i cannoni da neve, che usa per generare una pioggia ghiacciata irreale, perché addizionata di colorante alimentare, innocuo per l’ambiente, ma causa di una spiccata colorazione del manto nevoso, come a rendere inequivocabile il nostro impatto. Una pioggia nera è all’origine del monocromo nero di Saverio Bonato (Schio, 1991), che ha lasciato la tela all’esterno durante una residenza d’artista a Taranto per trovarla impregnata dall’inquinamento dell’acciaieria Ilva. Tra il nero e l’oro l’ipnotico fluido di Elena Lavellés (Spagna, 1981), che ha mischiato oro, petrolio e carbone, quali elementi alla base della società occidentale. Nubi sono protagoniste dell’opera video di Giacomo Segantin (Abano Terme, 1995), che mixa temporali, esplosioni ed esperimenti ridicoli da YouTube, tra reale e fake, tanto che il fumo fumo diviene così metafora della nostra difficoltà di comprendere la complessità degli eventi in cui siamo immersi. Attraverso un’installazione site-specific, Giulia Nelli (Legnano, 1992) sembra penetrare tra radici di piante come acqua, per evocare l’idea d’interconnessione propria del mondo naturale. D’interazione parla anche l’opera di Micol Grazioli (Trento, 1989), che espone un disegno monumentale, compiuto attraverso una performance partecipativa lo scorso anno al MUSE di Trento, sempre nell’ambito della piattaforma “We Are the Flood”. Nelle sculture di vetro di Silvia Listorti (Milano, 1987), calchi di torsi umani, coincidono trasparenza e opacità, fragilità e durezza, nell’evocare il legame del vetro (e di noi stessi) con l’acqua. Hannes Egger (Merano, 1981) mostra un bivacco d’alta montagna, rifugio per antonomasia, che galleggia sull’acqua della laguna, facendo immaginare scenari d’inondazioni e di un abnorme innalzamento dei mari fino alla cima delle Alpi, fino a travolgere quelli che consideriamo i nostri rifugi sicuri. Nuda, sola, inerme, su un iceberg che galleggia al largo dei mari della Groenlandia è, infine, Hannah Rowan (Brighton, UK, 1990) nella grande video proiezione al centro della mostra. Aggrappata all’ultimo pezzo di ghiaccio del pianeta per ricordarne l’importanza, o dedita ad abbracciarlo per curarne l’esistenza? Di certo un’opera, e una mostra, che non mancheranno di far pensare sull’oggi e sul domani attraverso il linguaggio universale, profondo e splendido dell’arte contemporanea.

Il percorso espositivo “Come pioggia” prosegue nella project room all’interno della Sala delle Decime del maniero a piano terra. Qui il sottotitolo è “Generazione Antropocene”, tenendo conto che gli studiosi con il termine Antropocene indicano l’era dell’impatto dell’essere umano sul pianeta. In un momento storico in cui i giovani esasperati per la crisi climatica si spingono a gesti attivisti all’interno dei musei, MUSE e Castel Belasi coinvolgono artisti giovanissimi e s’interrogano sul ruolo che i luoghi di cultura devono avere nell’aiutare a immaginare possibili domani. «Per noi musei si tratta di un richiamo a occuparci dei problemi rilevanti e attuali della nostra società, e operare non solo come qualificati custodi dei patrimoni del passato, ma anche come credibili laboratori di un pensiero rivolto al futuro», afferma Michele Lanzinger, direttore del MUSE.
Protagonisti in questa sezione della mostra sono quindici italiani under 35, tra artiste e artisti e curatori, che hanno preso parte alla masterclass di We Are the Flood, tenuta lo scorso novembre al MUSE dalla storica dell’arte newyorchese Julie Riess (US), già direttrice del master in arte moderna e contemporanea di Christie's a New York. Si stanno affacciando con molta convinzione al mondo dell’arte partendo da diversi punti di vista, posizioni e ruoli, e sono Eleonora Ambrosini, Eduardo De Maio, Francesca Fattinger, Pamela Frasson, Angela Fusillo, Marco Gentilini, Nicoletta Grillo, Lisa Guerra, Angela Miceli, Paola Monardo, Isabella Nardon, Jacopo Noera, Leonardo Panizza, Edoardo Spata, Maria Chiara Wang. Esposte sono una decina di opere che includono un lungometraggio, un’installazione, lavori che utilizzano le parole e altri che sperimentano l’uso dell’intelligenza artificiale, oltre a una serie di loro testi teorici, già raccolti all’interno della pubblicazione dedicata al progetto di MUSE da cui origina la mostra, “We Are the Flood”.

CREDITI
Fotografia, regia e montaggio: Liliana Carugati, Lorenzo Baldi
Girato nel 2023

Standard di produzione: girato UHD 25p, montato HD 25p
Camera: Panasonic GH5
Obiettivi: Panasonic 14-140 mm f 3.5/5.6
Supporti: Vinten, slider iFootage Shark
Codec: Prores HQ, mp4 100 Mbps, Prores HQ
Postproduction: Davinci Resolve 18

Prossimamente (interviste) (2022)
Cinema Vela, Varese (VA)

Gli artisti presentano il loro lavoro in una sala cinematografica ormai chiusa da tempo.

Soggetto: Ermanno Cristini, Luca Scarabelli

Partecipanti: Cesare Biratoni, Sergio Breviario, Giuseppe Buffoli, Umberto Cavenago, Ermanno Cristini, Oppy De Bernardo, Gabriele Di Matteo, Pierluigi Fresia, Samira Guadagnuolo e Tiziano Doria (WARSHADFILM), Cecilia Mentasti, Giancarlo Norese, Luca Pancrazzi , Pedro Riz A Porta, Luca Scarabelli, Luisa Turuani, Joykix, Giovanni Termini
Foto: Pierluigi Fresia, Rebecca Bogni
Video: Videoforart

PROSSIMAMENTE è una “mostra” chiusa al pubblico e aperta solo ai suoi autori che si svolge nell’arco di un
pomeriggio entro un cinema degli anni settanta in disuso da oltre 15 anni.
Al di là delle porte chiuse, nel silenzio della scena affiora il fascio di luce della proiezione solidificato nella sua “polvere”. Si apre il punto di vista platea-palco a celebrare il rito dello schermo mentre le poltrone si offrono alla discesa nel buio per accogliere il tempo della visione. Poi le luci si spengono e tutti escono di
scena. Si tratta dunque di una mostra “fantasmatica” perché saranno i “fantasmi”, i nuovi abitanti del cinema a intravedere le opere, oltre che gli artisti… e una mostra fantasmatica perché richiama l’apparizione dell’immagine cinematografica, il movimento virtuale, epifanico. Le opere presentate hanno tutte una sottotraccia comune, che è quella di riflettere sui topoi del cinema e delle sue manifestazioni tecniche, linguistiche, sociologiche, antropologiche, psicologiche ecc..
L’insieme è come un découpage poetico che prende forma in una mostra a tempo, il tempo della sua installazione,
visibile solo a chi la sta realizzando. Quasi come nel "Libro delle illusioni" di Paul Auster, in cui un regista, Hector Man, si domanda: “Se qualcuno fa un film e nessuno lo vede il film esiste o no?” Auster, nel caso di Hector Man, affida al personaggio del biografo il compito di cavalcare la domanda raccontando la storia di un film che è stato visto solo dalla troupe che l’ha girato, prima di essere bruciato.
Qui invece a raccontare sono due testimoni, con le loro immagini che diventeranno un libro. Così una mostra chiusa in un cinema si apre e si offre allo sguardo del suo pubblico nella forma di un libro: al centro la questione della “traduzione”, affrontata abitando l’interstizio in cui avviene il passaggio da un linguaggio all’altro.
Una “crepa” del senso, questa, alimentata dall’intraducibilità, ma anche dalla consapevolezza del fatto che proprio l’intraducibile e il malinteso possono essere portatori di nuovi significati

CREDITI
Fotografia, regia e montaggio: Liliana Carugati, Lorenzo Baldi
Girato nel 2022

TECNICA
Standard di produzione: ripresa UHD 25p, montaggio HD 25p
Camera: Panasonic GH5
Ottiche: Panasonic 14-140 mm f 3.5/5.6
Supporti: Vinten
Codec: mp4 100 Mbps, Prores HQ
Postproduzione: Final Cut Pro X

Prossimamente (in sala) (2022)
Cinema Vela, Varese (VA)

Momenti di artisti al lavoro in una sala cinematografica ormai chiusa da tempo.

Soggetto: Ermanno Cristini, Luca Scarabelli

Partecipanti: Cesare Biratoni, Sergio Breviario, Giuseppe Buffoli, Umberto Cavenago, Ermanno Cristini, Oppy De Bernardo, Gabriele Di Matteo, Pierluigi Fresia, Samira Guadagnuolo e Tiziano Doria (WARSHADFILM), Cecilia Mentasti, Giancarlo Norese, Luca Pancrazzi , Pedro Riz A Porta, Luca Scarabelli, Luisa Turuani, Joykix, Giovanni Termini
Foto: Pierluigi Fresia, Rebecca Bogni
Video: Videoforart

PROSSIMAMENTE è una “mostra” chiusa al pubblico e aperta solo ai suoi autori che si svolge nell’arco di un
pomeriggio entro un cinema degli anni settanta in disuso da oltre 15 anni.
Al di là delle porte chiuse, nel silenzio della scena affiora il fascio di luce della proiezione solidificato nella sua “polvere”. Si apre il punto di vista platea-palco a celebrare il rito dello schermo mentre le poltrone si offrono alla discesa nel buio per accogliere il tempo della visione. Poi le luci si spengono e tutti escono di
scena. Si tratta dunque di una mostra “fantasmatica” perché saranno i “fantasmi”, i nuovi abitanti del cinema a intravedere le opere, oltre che gli artisti… e una mostra fantasmatica perché richiama l’apparizione dell’immagine cinematografica, il movimento virtuale, epifanico. Le opere presentate hanno tutte una sottotraccia comune, che è quella di riflettere sui topoi del cinema e delle sue manifestazioni tecniche, linguistiche, sociologiche, antropologiche, psicologiche ecc..
L’insieme è come un découpage poetico che prende forma in una mostra a tempo, il tempo della sua installazione,
visibile solo a chi la sta realizzando. Quasi come nel "Libro delle illusioni" di Paul Auster, in cui un regista, Hector Man, si domanda: “Se qualcuno fa un film e nessuno lo vede il film esiste o no?” Auster, nel caso di Hector Man, affida al personaggio del biografo il compito di cavalcare la domanda raccontando la storia di un film che è stato visto solo dalla troupe che l’ha girato, prima di essere bruciato.
Qui invece a raccontare sono due testimoni, con le loro immagini che diventeranno un libro. Così una mostra chiusa in un cinema si apre e si offre allo sguardo del suo pubblico nella forma di un libro: al centro la questione della “traduzione”, affrontata abitando l’interstizio in cui avviene il passaggio da un linguaggio all’altro.
Una “crepa” del senso, questa, alimentata dall’intraducibilità, ma anche dalla consapevolezza del fatto che proprio l’intraducibile e il malinteso possono essere portatori di nuovi significati

CREDITI
Fotografia, regia e montaggio: Liliana Carugati, Lorenzo Baldi
Girato nel 2022

TECNICA
Standard di produzione: ripresa UHD 25p, montaggio HD 25p
Camera: Panasonic GH4
Ottiche: Panasonic 14-140 mm f 3.5/5.6
Supporti: Manfrotto
Codec: mp4 100 Mbps, Prores HQ
Postproduzione: Final Cut Pro X

D.O.P.O. (2020)
Riss(e), Varese (VA)

35 artisti indagano uno dei territori più esplorati del fare artistico.

Prolegomeni per un sisma entropico è il senso di questa mostra che sta invece della vacanza o in forma di vacanza.
In vacanza dalla regolare programmazione essendo caduta la regola di regolarità, gli artisti che gestiscono gli spazi di R + S / AK si cimentano in una mostra in progress, dove opere, semilavorati, gesti, intuizioni, si incrociano a sperimentare la cancellazione dei segnali spazio-temporali che definiscono una mostra in quanto mostra. Non vi sarà inaugurazione ma un inizio probabile con una fine possibile per una mostra che si sa quando inizia ma non esattamente quando finisce perché ci piacerebbe vederla proseguire per un tempo indeterminato in ognuno di noi. Nel mezzo e nel mentre si snoderà un percorso non prevedibile animato anche dall’interferenza e dalla partecipazione attiva e nomade di altri artisti invitati a transitare ad uno ad uno, di quando in quando.
Non sappiamo bene se visitare D.O.P.O. somiglierà più ad uno studio-visit che alla visita di una mostra, o viceversa, ma sappiamo per certo che sarà da “camminare” fisicamente e non virtualmente.

SITO WEB: https://www.assab-one.org

CREDITI
Fotografia, regia e montaggio: Liliana Carugati, Lorenzo Baldi
Musiche: Krzystof Meyer. Edizioni Sonoton.
Girato nel 2020.

TECNICA
Standard di produzione: ripresa UHD 25p, montaggio HD 25p
Camera: Panasonic GH5
Ottiche: Panasonic 14-140 mm f 3.5/5.6
Supporti: Vinten, slider iFootage Mini
Codec: mp4 150 Mbps, Prores HQ
Postproduzione: Davinci Resolve 17

Il pittore e la modella (2017)
Assab One, Milano (MI)

35 artisti indagano uno dei territori più esplorati del fare artistico.

35 artisti indagano uno dei territori più esplorati del fare artistico.
Ciascuno di essi lo interpreta con il linguaggio che gli è proprio, partecipando a un’esperienza di mostra-laboratorio in uno spazio libero di confronto e di discussione. La mostra si articola su tre piani nei vasti spazi di Assab One con dipinti, disegni, fotografie, video, installazioni, lavori acustici e performance e prevede un calendario di incontri correlati all’esposizione che saranno segnalati durante e nei giorni successivi l’inaugurazione.
Il pittore e la modella sviluppa l’esperienza di un gruppo di artisti italiani (Ermanno Cristini, Luca Scarabelli, Cesare Biratoni, Armida Gandini, Federica Pamio) che l’anno scorso hanno partecipato a una residenza ad Aveiro, in Portogallo, su iniziativa di un gruppo di artisti portoghesi che lavorano prevalentemente con la pittura. E’ stato in seguito a una conversazione tra Ermanno Cristini e Simona Squadrito, giovane critica milanese con esperienza anche di modella, che l’esperienza portoghese ha centrato l’attenzione su una pratica, quella del ritratto, apparentemente poco attuale.
Gli incontri preliminari ad Assab One con Luca Pancrazzi, Marta Dell’Angelo e Elena Quarestani, la rara disponibilità di spazi vasti e articolati, la libertà consentita dal particolare contesto hanno aperto la possibilità di ampliare il campo di riflessione a una grande varietà di pratiche artistiche e di estendere l’invito ai numerosi artisti che partecipano alla mostra, facendone un lavoro corale che resterà aperto a successivi interventi.

SITO WEB: https://www.assab-one.org

CREDITI
Fotografia, regia e montaggio: Lorenzo Baldi
Musiche: Piotr Moss: Quatres poesies - Sonata per violoncello. Edizioni Sonoton
Girato nel 2017.

TECNICA
Standard di produzione: ripresa UHD 25p/50p, montaggio HD 25p
Camera: Panasonic GH5
Ottiche: Panasonic 14-140 mm f 3.5/5.6
Supporti: Vinten, slider Konova
Codec: mp4 150 Mbps
Postproduzione: Final Cut Pro X

Cantiere in lento movimento (2017)
Riss(e), Varese (VA)

Il timelapse della 50a mostra tenuta in questo spazio, un evento in continua evoluzione. 

Un progetto di Ermanno Cristini e Susanna Janina Baumgartner, con la partecipazione degli artisti: Simona Barbera; Marion Baruch; Susanna Janina Baumgartner; Anna Bromley; Giovanna Caliari; Umberto Cavenago; Matteo Cremonesi; Ermanno Cristini; Ronny Faber Dahl; Debora Hirsch; Martin Larralde; Sergio Limonta; Marco Andrea Magni; Carlo Miele; Anna Pontel; Laura Santamaria. Fotografia: Rossella Moratto, Carlo Dell’Acqua; video: Lorenzo Baldi e Liliana Carugati L&L Videoforart; collaborazione all’allestimento: Diana Dorizzi.
Ermanno Cristini: Un “cantiere in lento movimento” impone a noi di rallentare ma rallentato appare anche il suo tempo interno al cospetto della fugacità veloce di chi è in transito. Per questo il termine implica tre concetti: quello di costruzione, quello di ritardo, quello di trasformazione.
Il ritardo è condizione indispensabile perché la costruzione possa darsi, e la costruzione dà corpo ad una processualità che trova nel ritardo l’ambito attitudinale nel quale realizzarsi. Accade lo stesso in questa mostra, suggerita da uno spazio, quello di riss(e), segnato idealmente dalla precarietà mobile di un cantiere, il quale, in quanto tale, si dispone per vocazione ad accogliere “lavori in corso”.
Una serie di “semilavorati”, di lavori ancora in via di realizzazione, si alternano e si incrociano in allestimenti provvisori, dando luogo ad un dialogo tra i lavori e tra i lavori e lo spazio in quella porzione di tempo che sta al di qua della loro realizzazione. Una mostra breve, della durata di qualche ora, per ritrovare in un frammento di tempo lo spessore denso dell’intero. Poi, quando il manufatto è concluso il cantiere scompare.
Susanna Janina Baumgartner: “Cantiere in lento movimento” mi piace. Mi viene in mente Alain Badiou, Secondo manifesto per la filosofia.
Da quel libro ho colto il tempo nello spazio creato dall’incontro. Ho lavorato in un laboratorio artistico a Pavia, in un SPDC, vi erano solo casi gravi e niente sembrava mai concluso o con possibilità di senso, ma in realtà ho compreso bene che la traccia è nell’incon- tro, non nel prodotto finito. In quell’attimo che può restare nella memoria come incontro. Attimi veri che realizzano un sogno, che diventano ricordo e non illusione. Credo che questo potrebbe essere il senso di un “cantiere in lento movimento”. Dimmi cosa ne pensi.

SITO WEB: https://risseart.jimdo.com

CREDITI
Fotografia, regia e montaggio: Liliana Carugati, Lorenzo Baldi
Musiche: Piotr Moss: Sonoton
Girato nel 2017.

TECNICA
Standard di produzione: ripresa fotografica time lapse
Camera: Panasonic GH5, Panasonic GH4
Ottiche: Panasonic 14-140 mm f 3.5/5.6, Sigma 16-35 mm f 1.8 
Supporti: morsetti
Codec: Prores HQ
Postproduzione: Final Cut Pro X

Self Criticism - An A.I. Robotic Cut (2017)
NoPlace 3 - 49° Suzzara Price, Suzzara (MN)

Un montaggio di interviste ai partecipanti a NoPlace 3, con un po’ di ironia.
Cliccando su Integrale potete vedere la versione completa (e più seria) delle interviste.
Cliccando su Gallery, potete vedere le foto della 2a e della 4a edizione di NoPlace.

Videoforart ha partecipato a NoPlace 3 - 49° Premio Suzzara, la mostra/incontro ideata da Umberto Cavenago e sviluppata con Ermanno Cristini. Abbiamo gestito lo spazio "Autocritica", nel quale 73 artisti hanno rilasciato una video-testimonianza sulla propria partecipazione all'iniziativa.
NoPlace è un esperimento sociale, una mostra/incontro della durata di un giorno.
La struttura organizzativa dell'evento si basa sulla metafora del rizoma: non esiste una singola curatela che segue un'unica direzione lineare, ma più punti d'origine che avviano connessioni in qualsiasi direzione. La struttura a rizoma consente connessioni da un punto qualsiasi con un altro punto qualsiasi, e ognuno di questi non rimanda necessariamente a punti simili. Il rizoma destabilizza la struttura gerarchica ad albero con connessioni prestabilite e mette in relazione punti molto differenti tra loro e imprevedibili. All'origine del rizoma c'è l'idea di Umberto Cavenago, sviluppata con Ermanno Cristini, che si consolida con la partecipazione di Ilaria Caldirola e Roberto Pacchioli e numerosi altri artisti-curatori che hanno condiviso e collaborato al progetto.

La prima edizione "NoPlace - Un giorno prima del contemporaneo" ha avuto luogo il 9 ottobre del 2015 in uno spazio industriale della ex Pirelli di Monza con la partecipazione di un centinaio di artisti.
La seconda tappa, del 12 marzo 2016, ha interessato il castello di Fombio, in provincia di Lodi, dove più di trecento artisti hanno invaso le sale del castello con opere luminose, video, installazioni e performance. Dalle prime ore del mattino a dopo il tramonto si sono installate e disinstallate opere e presenze poetiche tra le più diverse, dando vita ad un organismo che si è autoregolato per l’intera giornata senza una regia, ma attraverso relazioni fiduciarie tra le parti.
Per la terza tappa, NoPlace è stata protagonista del 49º Premio Suzzara, il 17 settembre gli artisti dei vari rizomi hanno occupato il museo Galleria del Premio Suzzara e diversi luoghi della città.
La quarta edizione si è svolta il 2 aprile 2018 a Santo Stefano Magra nell’Area ex Ceramica Vaccari, un complesso industriale in parte ristrutturato che oggi ospita, tra l’altro, una collezione di vecchi mezzi di trasporto pubblico.

SITO WEB NOPLACE: http://noplace.space
S
ITO WEB PREMIO SUZZARA: http://www.premiosuzzara.it

CREDITI
Regia: Liliana Carugati
Fotografia: Lorenzo Baldi, Liliana Carugati
Montaggio: Lorenzo Baldi

TECNICA
Standard di produzione: Ripresa HD 25p,
Montaggo HD 25p
Camera: Sony PMW-EX1
Codec: .Prores
Postproduzione: Final Cut Pro X

Lo spirito del lago - Lo voglio di verso (2001)
Isola Bella, Stresa (VB)

Un esposizione collettiva a tema, ora cessata dopo aver raggiunto la 20a edizione.
Si teneva a Stresa e sull'Isola Bella, nel cuore del Lago Maggiore.

Questo video presenta l'edizione 2001 de Lo spirito del lago. Si tratta di un esposizione collettiva a tema, ormai giunta alla 18° edizione, che si tiene a Stresa e sull'Isola Bella, nel cuore del Lago Maggiore. Organizzata con respiro internazionale da Giampiero Zanzi, Milo Sacchi, Peter Gilles e Birgit Kahle, si propone
di promuovere un’arte pura e liberatoria, senza confini, abbracciando l’universalità del pensiero dell’uomo-artista, sciamano-stregone, in un impareggiabile luogo della meraviglia paesaggistica. Presenta anche la particolarità di mettere a confronto su un tema artisti del Nord e del Sud d'Europa.
Ecco i titoli delle 20 edizioni finora tenute: 1997 L'occhio nudo, 1998 Amore e dolore, 1999 Il mistero delle donne, 2000 Dov'è la passione,
2001 Lo voglio diverso, 2002 Hic sunt leones!,
2003 Le tentazioni di Sant'Antonio (il video di Ale Guzzetti è stato girato in questa edizione), 2004 È bella la bestia?, 2005 Il ponte del diavolo, 2006 Humilitas, 2007 Il disgelo, 2008 Tabula rasa, 2009 Paradiso - il tredicesimo canto, 2010 Il sogno segreto, 2011 Solo i pesci morti seguono
la corrente, 2012 Lust for Life, 2013 Kangaroo - non ti capisco, 2014 Spiriti evocati, 2015 Il perlo nell’uovo, 2016 My Way..

LO VOGLIO DIVERSO (2001)
Se si voleva vedere i titoli delle prime quattro mostre come un seguito, questa continuità sembra improvvisamente interrompersi. Lo voglio diverso! Si tratta dell’io individuale di ogni artista. Anche se tutti lavorano insieme allo stesso progetto, ognuno deve trovare la propria strada. La comunità permette un progetto di questa grandezza, ma solo le posizioni individuali così diverse creano l’affascinante esposizione come un dialogo polifonico delle diverse posizioni.
All’Isola Bella le installazioni rimangono da luglio a fine ottobre, e non vengono mostrate in altre gallerie o musei, che sempre più vengono paragonati a withe cubes. Per la prima volta nell’anno 2001 Lo spirito del lago viene invitato anche alla Cologne Fine Art di primavera. Il concetto dell’ allestimento dello stand affidato ad un artista viene mantenuto. Così sarà anche per gli anni a venire.
Artisti partecipanti: Peter Gilles (D), Horst Gläsker (D), Yvonne Goulbier (D), Ferdinando Greco (I), Ale Guzzetti (I), Birgit Kahle (D), Karen Kuballa (D)
Ingeborg Lüscher (CH), Apostolos Palavrakis (GR), Milo Sacchi (I), Adrian Schoormans (NL).

CREDITS
Regia: Liliana Carugati, Lorenzo Baldi
Fotografia: Sergio Cavandoli
Camera: Sergio Cavandoli
Best Boy: Claudio Cordoni
Editing: Lorenzo Baldi
Musica: Ale Guzzetti

TECNICA
Standard di produzione: SD PAL
Camera: Sony DXC-D30
Supporti: Cartoni
Registrazione: Sony Dvcam
Postproduzione: Avid Media Composer

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Il luogo di Gauss
Milano

Una galleria che non c’è più e che ci piace ricordare, perché alcuni di noi e alcuni tra gli artisti presentati in questo sito contribuirono a farla nascere e a gestirla. Le opere fotografate sono di Alice Aicock, Batia Arowetti e Bruno De Angelis:

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